Il Feudo di Fonterossi “( Carosi – Tabassi, Baroni di Villa Fonte Rossi ) ” in Territorio di Lama dei Peligni.

Bisogna dire che nei tempi passati, le eredità che i Signori possedevano andavano di solito al figlio maschio maggiore, mentre gli altri ne restavano esclusi. Fu il Codice napoleonico introdotto da Gioacchino Murat nel 1809 a stabilire l’abolizione dei fedecommesso e l’uguaglianza ereditaria per tutti i figli.

Riguardo alle terre,queste  venivano per lo più concesse in enfiteusi ai contadini, detti anche coloni i quali, se pur godevano pienamente del possesso della terra,  avevano l’obbligo di pagare la tassa sui fondi (fondiaria) ed un canone annuo  (rendita) al concedente o direttario, per un periodo stabilito o in perpetuo. Di solito i coloni rimanevano vincolati per tutta la vita al lavoro del terreno assegnato dal signore.

La Regia Camera della Sommaria di Napoli, proclamata da re Ferrante D’Aragona, era il Tribunale Supremo che controllava con competenza e giudicava in materia fiscale i detti  beni, trattando sia gli affari amministrativi che le cause giudiziarie (sempre concernente il fisco).

Riguardo  Lama, le famiglie nobili che esercitarono questo sistema enfiteutico, chiamato anche  “Istituto di diritto successorio feudale”, su  vari nuclei familiari del paese e  per un periodo di tempo di circa tre secoli (1700-fine 1900), furono i Carosi e i Tabassi (Baroni di Villa Fonte Rossi)

Questo esercizio del diritto successorio avveniva tramite l’intervento  ufficiale delle autorità del paese preposte a tale scopo che, tramite il Governatore e Giudice della Corte di Lama, eseguivano le consegne all’erede maschio della famiglia, il quale ne diventava nuovo signore. Questi  se ne  aggiudicava il possesso ricevendo attraverso uno specifico rituale in uso, le chiavi del Palazzo baronale ed il Registro dove era annotato l’ elenco ufficiale dei vari coltivatori che dovevano rifare le rendite al signore,  in questo caso ai Signori Carosi-Tabassi  secondo le norme allora vigenti.

Riportiamo la documentazione storica, relativa ai baroni  Carosi, iniziatori di questo sistema enfiteutico, esteso poi ai Tabassi sino ai giorni nostri:

**Il B.ne Don Francesco Carosi, Patrizio di Chieti ed originario Patrizio di Capua e Melfi, (sposato alla B.ssa Isabella Amorosi di Celano, figlia di DON PIETRO AMOROSI, B.ne dei Pizzi di Sopra o Cascerie) (o anche B.ne delli Pizzi) fu il fondatore sin dal 1731 del Fedecommesso, Primogenitura e Maggiorasco, di tutte le terre possedute in Fonterossi, località di LAMA DEI PELIGNI e sue vicinanze: Taranta, Fara San Martino, Civitella M.R., nella sola linea mascolina della sua famiglia. Il Fedecommesso era una disposizione testamentaria attraverso la quale il testatore istituiva come successore un soggetto determinato con l’obbligo di conservare il patrimonio che, alla sua morte, andava ad un soggetto diverso. Il Maggiorasco era un “Istituto di diritto successorio feudale” (connesso solitamente al diritto di primogenitura) per cui il patrimonio veniva trasmesso integralmente dall’ultimo possessore a chi, nell’ambito della stessa famiglia, gli era più prossimo di grado e, in caso di parenti di ugual grado, al maggiore di età. Questa istituzione veniva  impiegata in epoca moderna dalle classi aristocratiche, per mantenere inalterata più a lungo possibile la potenza economica della famiglia. Tale istituzione venne abolita in Italia nel 1865.

A Francesco Carosi successe il nipote B.ne Giovanni Carosi-Amorosi che, il 15 aprile 1783, si aggiudicò il suddetto Maiorasco divenendone il nuovo possessore per mezzo del Laudo proferito dagli arbitri Don Francesco Coiro, Don Michele Vecchioni e Don Tommaso Vanetozzi, nel compromesso ordinato dalla Regia Camera della Sommaria in Napoli.

Alcuni anni dopo a Giovanni Carosi successe il cugino B.ne Girolamo Carosi-Amorosi che, con altra Sentenza e nuovo Decreto della Regia Camera del 23 agosto 1787  fu immesso nel diritto successorio feudale e nel possesso del Fedecommesso e Maggiorasco di Casa Carosi di Lama, nel settembre 1788, per mezzo del Procuratore di Chieti Giustino d’Aloe ed ebbe la durata di diversi anni. Il Supremo Tribunale della Regia Camera della Sommaria  di volta in volta ordinava, con speciale Decreto, chi aveva il diritto ed era l’erede del Maggiorasco, per essere  posto nel reale possesso di tutti i beni ereditari e feudali,  ordinando a tutti i Coloni, di riconoscere, nella persona che veniva ad essere immesso nel possesso del Fedecommesso, il nuovo Signore e Padrone ed a lui solo pagare e corrispondere la quantità dovuta di provvigioni, censi, affitti di terreno ed altro. Tutto questo avveniva non prima di aver emanato apposito bando e dopo l’affissione e la pubblicazione della copia dello stesso.

L’ultimo feudatario a beneficiare di questo “diritto successorio feudale”, fu il B.ne Don Pietro Carosi-Amorosi perché ultimo dei maschi della famiglia, al quale furono consegnati il 15 aprile 1802, tramite il Governatore e Giudice della Corte di Lama, oltre alle chiavi del palazzo Carosi di Lama, anche i registri di tutti i nomi dei Coloni e Reddenti che dovevano a lui pagare le somme dovute e le provvigioni di tutte le terre possedute. Questi, quindi, fu immesso nel  possesso di tutti i beni ereditati e pervenuti dal q.m. Don Francesco Carosi. Il tutto in presenza di testimoni scelti dalla medesima Corte, cioè: Leonardo Melchiorre di questa terra di Lama e Tobia Finore della città di Lanciano a firma di Francesco Saverio Fata. Dopo l’eversione della feudalità avvenuta nel 1806, a Pietro Carosi successe la figlia B.ssa. Elisabetta Carosi-Amorosi che sposò il B.ne Colonnello  Giampietro Tabassi di Zollerant. I due coniugi, insieme,  proseguirono questa istituzione (retaggio dell’epoca del feudalesimo) nell’ esigere dai vari contadini le Rendite dei terreni, sino ai nostri giorni. Questo sistema enfiteutico venne usato soprattutto nell’800 per bilanciare la posizione dell’enfiteuta a quella del proprietario  e permettere agli agricoltori di avere pieni poteri sui fondi, dopo che i Signori furono spogliati in gran parte dei loro poteri.  

ELENCO DELLE RENDITE DEI BENI CAROSI-TABASSI  SOGGETTE A VINCOLO PERPETUO DI FIDEICOMMESSO, PRIMOGENITURA E MAGGIORASCATO, DEL 1731, IN LAMA DEI PELIGNI. (cliccare sulle immagini per visualizzare a schermo pieno)

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NEL 1822 L’AMMINISTRAZIONE DI CASA CAROSI PASSAVA DEFINITIVAMENTE AI TABASSI (Baroni di Villa Fonte Rossi). ECCO L’ENCO DEI NOMINATIVI DEL 1828, A CUI FURONO STATE FATTE LE CONCESSIONI ENFITEUTICHE SUI TERRENI DI LAMA. (cliccare sulle immagini per visualizzarle a schermo pieno)

Foglio 1      Foglio 2  Foglio 3      Foglio 4Foglio 5      Foglio 6

amministrazione

Una ricevuta di pagamento delle Rendite, dell’Amministrazione di Casa Tabassi.

ANTICHE MAPPE DI TERRENI

Molto interessanti sono le immagini di alcune mappe di terreni della prima metà del XIX secolo appartenenti all’Archivio privato della famiglia Tabassi. Queste si caratterizzavano in forme varie o con disegni che, rappresentavano le diverse colture con alberi e casolari sparsi, con muretti a secco che fungevano da confini o mucchi di pietrisco che venivano ammucchiati per dissodare i terreni. In alcune di queste si può notare un particolare storico molto importante che le accompagna e cioè: “la scala di misura adottata che è in canne napoletane”.

Queste mappe facevano parte di quella serie di appezzamenti di terreni concessi in enfiteusi, su cui gravava l’obbligo di pagamento del canone enfiteutico.

cliccare sulle mappe per visualizzarle interamente

 

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