Parte del testamento del barone Giampietro Tabassi

PARTE DEL TESTAMENTO DEL BARONE GIAMPIETRO TABASSI, REDATTO IL 1 MAGGIO 1955 IN LAMA DEI PELIGNI, IN FAVORE DEL SOTTOSCRITTO GIOVANNI TABASSI

“…Dopo la disgrazia che ha così crudelmente colpito la mia famiglia con la perdita dell’unico e diletto mio figlio Giovanni, nel quale io avevo riposto ogni mio affetto ed ogni mia speranza e che nel triste mattino del 25 luglio del 1940 all’età di 37 anni ci lasciò soli ed affranti in una pena che non trova conforto nel tempo, ispirandomi alla sua cara memoria, tenendo presente la sua immensa bontà e quali sarebbero potuti essere i suoi intendimenti, considerando che le dure prove nell’esperienza della vita, e le non poche passate amarezze, mi sono state ragione di dolorosi ma salutari ammaestramenti per la conoscenza di uomini e cose, mi è stato gradito ed accetto accogliere in questa casa il piccolo Giannino, nato il 23 aprile 1939 all’Aquila e che dopo opportuni accertamenti me lo hanno fatto ritenere e sempre più me lo confermano le manifestazioni del suo fisico e del suo animo, come figlio naturale del mio figlio scomparso…Liberamente e coscientemente con pieno consenso e gradimento di mia moglie Annina, che in lui rivive in una rifiorita maternità, è stato adottato come da verbale della Corte d’Appello dell’Aquila del 12 novembre 1941, regolarmente omologato, ed in fine con mente perfettamente sana e sicura, alla mia attuale età di 88 anni, dubbioso di poter vivere ancora vari anni e di poter guidare fino alla sua maggiore età il mio diletto nipote ed oggi mio figlio adottivo Giovanni,1annullando ogni altra precedente mia disposizione o diverso proposito, torno oggi a scrivere di mio proprio pugno, queste, che dovranno essere le mie ultime volontà che formano il mio testamento e che desidero vengano eseguite.

Desidero e nomino come unico mio successore ed erede di tutti i miei beni, di quanto mi appartiene o può appartenermi il mio nipote di sangue ed oggi mio figlio adottivo Giovanni Tabassi,(1) lasciandone l’usufrutto a mia moglie Annina Di Guglielmo vita sua natural durante e fino a che, come non dubito, mantenga il suo stato di vedovanza e viva vicino al nuovo nostro figliolo.

Sicuro che, essa mia moglie, col suo provato materno affetto verso Giannino, provvederà alla sua esistenza, alla sua educazione, in modo che fatto grande possa degnamente rappresentare la famiglia di cui porta il nome e pervenuto alla sua maggiore età abbia la capacità di accortamente amministrare la sua proprietà. Sarà suo precipuo dovere ricompensare con rispetto ed affetto la sua buona nonna di tutte le cure che fin dall’infanzia ha avuto per lui… Raccomando al mio diletto e caro figliolo Giannino di comportarsi sempre con rettitudine ed onestà e soprattutto di essere buono in quanto che la bontà, dote e compendio di ogni migliore sentimento umano, dovrà essere per lui guida di ogni sua azione, criterio di giusta equanimità nel giudicare gli altri, norma assoluta per non recare danno ad alcuno, ed obbligo severo per non dimenticare mai un bene ricevuto. Sia per lui, come religione, il ricordo ed il rispetto delle tombe dei nostri morti e non permetta mai che la loro memoria, sotto qualsiasi aspetto, venga offesa o menomata.

Abbia sempre un affettuoso ricordo del suo vecchio nonno che ancora una volta lo abbraccia, bacia e mille volte lo benedice.

     

Giampietro Tabassi

  1. E’ importante notare come il barone Giampietro Tabassi prima di riconoscere il sottoscritto Giovanni come “figlio adottivo” lo riconosce come “nipote di sangue”. Una cosa nuova, credo, mai verificata prima d’ora.

 

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